sabato 25 agosto 2012

... di me


La mamma e la zia facevano le magliaie.
Avevano una macchina grossa e pesante, ricordo la scritta grossa DUBIED,  e si alternavano a quell’attrezzo per spingere a destra e a sinistra  la crescita della loro opera. Loro dicevano che facevano le “calzettaie”!. Doveva essere l’antico mestiere di chi faceva le calze a maglia. Ma a loro non ho mai visto fare calzini o calze, solo maglie. Mia madre aveva anche un’altra macchina che si chiamava “Ago d’Oro” che poteva mettere sul tavolo e con la quale faceva cose da neonato, copertine, magliette, coprifasce, ghette (chi si ricorda più le ghette?).
In famiglia tutti i componenti maschili: nonno, zio, babbo e anche gli altri zii che non vivevano in casa, lavoravano al porto.


Il nonno, soprannominato “Barba”era “caporale” cioè colui che chiamava i vari lavoratori al turno di lavoro. Cioè li sceglieva ma non so con quale criterio. So però che era considerato abbastanza incorruttibile e burbero. Infatti aveva un modo di fare e parlare grugnesco. Laconico ed introverso, mi voleva molto bene ed è l’unico che si ricordava di me in modo speciale. Quando tornava dal suo viaggetto al bar per il caffè ritornava con un qualcosa per me, in genere una cioccolatina. Pare  che si dicesse che non ero molto furba e che si vedeva già il mio carattere in quelle occasioni perché davo un pezzettino a tutti di quella cioccolata e a me rimaneva pochissima.

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